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Nel 1936 in Europa i giocatori indossavano scarpe che pesavano solo un terzo del peso degli stivali rigidi di un decennio prima, anche se i club inglesi non hanno adottato il nuovo stile degli scarpini, con giocatori come Billy Wright che pronunciavano apertamente il loro disprezzo per le nuove calzature, sostenendo che erano più adatte alla danza che al calcio. Nelle stagioni successive, poi, svariate sono state le divise speciali e celebrative realizzate dal club. La pionieristica iniziativa, però, non è stata di facile attuazione, tanto che, per tutta la preseason, il Napoli è stato costretto a utilizzare le divise dell’anno precedente, opportunamente riadattate, e materiale tecnico della Zeus Sport, realizzato ex novo, ma privo del logo. Siffatta configurazione dello stemma è stata soggetta, nel tempo, a più di un restyling, cha ha apportato variazioni non sostanziali: tali cambiamenti, spesso blandi, vanno a contrapporsi a versioni dell’emblema che, radicalmente, si discostavano da quello che diverrà il logo di riferimento del club partenopeo. La prima maglia a essere «firmata» ufficialmente con il logo dello sponsor tecnico, grazie alle nuove disposizioni della Federazione, fu quella del torneo 1978-1979, realizzata da Puma, la cui partnership con il Napoli ebbe durata biennale.

Si ebbe, dunque, un nuovo avvicendamento, che portò, per la terza e ultima volta, il brand Ennerre a Napoli: la sponsorship, di ben sei stagioni, consentì all’azienda di Raccuglia di legare il proprio nome ai successi del Napoli dei cosiddetti anni d’oro. L’idea di una maglia scaramantica tornò in auge alla conclusione della Serie B 1997-1998, in cui il Perugia era arrivato a giocarsi il quarto e ultimo accesso disponibile per la Serie A, in uno spareggio a Reggio nell’Emilia contro il Torino: questa volta, nuova maglia della roma il club scelse di riproporre l’identico design della casacca indossata quasi vent’anni prima dal Perugia dei miracoli. PESCSRA – Circa 1500 maglie da calcio, pubblicizzate come “Vintage”, riportanti i loghi originali di club di Serie A degli anni ‘80 e ‘90, oltre a 3000 cartellini ed etichette in tessuto, sono stati sequestrati tra Pescara e Montesilvano nell’ambito di un’operazione della Guardia di Finanza volta a contrastare la commercializzazione di capi contraffatti.

In più di 90 anni di storia hanno vestito la maglia del Foggia più di 800 giocatori, la maggior parte dei quali italiani, ma solo sei di questi sono stati convocati dalla nazionale italiana. Foggia, dichiarata fallita il 15 luglio 2012 dal Tribunale di Foggia, fu fondata l’Associazione Calcistica Dilettantistica Foggia Calcio con l’intento di aderire all’articolo 52 comma 10 delle NOIF (Norme Organizzative Interne Federali) FIGC, richiamando idealmente la tradizione della vecchia compagine e quindi adottandone i colori sociali (con maglie a strisce rosse e nere). L’annata 1990-1991 fu la prima a mostrare una seconda casacca dal disegno inverso alla prima: bianca, con la fascia biancorossonera racchiusa tra due ulteriori strisce blu sopra l’addome. Nello specifico, lo stemma del Naples, il cui sfondo, richiamava il template delle proprie maglie, a strisce azzurre e celesti, recava, adagiata al centro, la sigla FBC in maiuscolo, a sua volta sovrapposta da una «n» minuscola che abbracciava e si intersecava con le altre lettere; il carattere usato era ricco di grazie e finemente decorato, il colore adoperato era l’oro.

In particolare, la sponsorizzazione Nike, oltre a segnare l’ingresso dell’azienda americana in Serie A, si distinse per l’inedito approccio «marketing oriented»: per la stagione 1997-1998, infatti, fu realizzata una teaser campaign, con una serie di annunci stampa caratterizzati da elementi grafici propri del template delle nuove maglie, da riferimenti alla Smorfia, nonché dall’utilizzo della lingua napoletana. Venne creato, quindi, il nuovo stemma ufficiale: un ovale azzurro contornato d’oro, con, al centro, un cavallo inalberato e rivoltato – riprodotto in argento o in oro, a seconda delle varianti dell’emblema – posto su un pallone da calcio d’oro e con le iniziali ACN, sempre in oro, disposte ad altezze sfalsate, rispettivamente, sulla coda, sulla testa e sotto gli zoccoli delle zampe anteriori della figura equestre. Lo stemma dell’Internazionale Napoli, invece, era un disco blu, bordato di bianco, all’interno del quale, caratterizzate da un sobrio font senza grazie, trovavano posto le iniziali IN, entrambe in maiuscolo e di colore bianco. Non dissimile a quello appena descritto, infine, era un altro emblema adottato sempre dall’Internazionale: anche in questo caso, lo stemma era di forma circolare, con bordura bianca e fondo blu, sul quale, adattandosi alla conformazione dell’emblema, figurava, in bianco, riprodotta con un carattere molto semplice, la sigla USI in maiuscolo.